Sport: Campioni nella vita

Di Giuseppina Tratta

Un sano agonismo educa i nostri ragazzi alle regole, li aiuta nella socializzazione:  lo sport è benessere fisico e mentale. Aspettative troppo grandi creano disagi che si possono trasformare in dolore, fisico e psichico. Genitori ed allenatori sono la palestra del futuro: possono creare individui straordinari o piccoli atleti frustrati.  L’obiettivo primario deve essere quello di far crescere i nostri ragazzi prima come uomini e poi come sportivi.

“Sport” è un termine inglese il cui attuale significato risale alla seconda metà del XIX secolo. Indica propriamente “divertimento”. La parola ha origine dal francese antico “desport” e cioè “disporto, svago”.

L’attività sportiva è uno strumento ineguagliabile per sviluppare tre risorse fondamentali che li aiuteranno nel corso di tutta la vita. I genitori, Gli allenatori, gli insegnanti, i dirigenti delle varie associazioni sportive gestiscono queste risorse con l’impegno che hanno acquisito a loro volta : fanno ciò che possono, ma non sempre questo è il meglio per i nostri giovani.

Quali sono le risorse sulle quali andiamo ad agire mediante l’attività sportiva?

a-      L’acquisizione di regole

b-      La socializzazione

c-      Le abilità motorie.

a-Le regole sono alla base della convivenza sociale; può accadere che a volte ci svegliamo con istinti feroci o ciarlieri o altro ma il sistema di regole ci permette di non assumere comportamenti che potrebbero creare profondo disagio alla società e , perché no, a noi stessi. Il nuovo millennio è povero di regole, o meglio, ne è talmente ricco che diventa impossibile seguire una linea precisa e sana: lo sport da, ai nostri figli, ma anche gli adulti, la forza e la possibilità di impiegare scelte etiche, ci insegna, attraverso il rigore, ad assumerci la responsabilità di ogni nostra azione: in poche parole ci rende adulti e coerenti.

b-L’essere umano è un animale sociale, questo è indubbio. L’uomo, a parte alcuni casi molto particolari, ha bisogno del gruppo per evolversi, ha bisogno di scambio, si nutre di relazioni. Gli sport, che siano di gruppo o individuali, rendono questo nutrimento sano, ci insegnano a creare alleanze ed a utilizzare quell’energia che nasce dall’entusiasmo di essere un gruppo che persegue un obiettivo comune. Queste relazioni sono fatte di rispetto, di gerarchia e di amore.

c-Innegabile  è che lo sport sviluppi le abilità motorie sia negli adulti che, a maggior ragione nei bambini. La quotidianità è fatta di molti momenti sedentari o comunque ripetitivi, praticare un’attività sportiva migliora le prestazioni del nostro corpo e la risposta del nostro organismo nelle varie esperienze che la vita vorrà sottoporci. Le endorfine rilasciate dall’attività fisica migliorano l’umore, ottimizzano il metabolismo e regolano i cicli circadiani.

Nel 1992 l’UNESCO ha stilato la carta dei diritti dei bambini nello sport:

  1. Diritto di divertirsi e di giocare come un bambino;
  2. Diritto di fare lo sport;
  3. Diritto di beneficiare di un ambiente sano;
  4. Diritto di essere trattato con dignità;
  5. Diritto di essere allenato e circondato da persone qualificate;
  6. Diritto di seguire allenamenti adeguati ai propri ritmi;
  7. Diritto di misurarsi con giovani che abbiano la stessa probabilità di successo;
  8. Diritto di partecipare a gare adeguate;
  9. Diritto di praticare il suo sport nella massima sicurezza;
  10. Diritto di avere tempi di riposo;
  11. Diritto di non essere un campione

Basterebbe leggerla per capire come regolare il nostro sostegno ai piccoli atleti con i quali viviamo ogni giorno. In molte parti del mondo i primi tre punti sono impossibili: in Italia invece, sovente, le problematiche vertono su altri punti.

Vorrei soffermare su alcuni di essi in particolare:

  1. Diritto di essere trattato con dignità; anche se non sono piccoli campioni, anche se non diventeranno mai fuoriclasse , anche se il loro fisico un po’ sovrappeso si muove a fatica essi hanno diritto ad essere riconosciuti quali atleti, per l’impegno che propagano, per l’entusiasmo con cui ci avvicinano, per il sogno che portano negli occhi.
  2. Diritto di seguire allenamenti adeguati ai propri ritmi; I media ci bombardano con immagini di figli perfetti gestiti da genitori perfetti in società perfette. Per fortuna noi non viviamo in una società cibernetica e asettica; combattiamo ogni giorno con svariati tipi di problemi, con momenti di pigrizia e desolazione, con desideri di svago spesso: in nostri figli incrociano ogni giorno le stesse problematiche con la differenza che a loro tutto sembra più grande. Quando sono piccini per motivi fisici, quando sono adolescenti per motivi ormonali.
  3. Diritto di non essere un campione; a chi non piacerebbe avere un figlio/allievo campione? Mentiremmo se dicessimo che non è vero. Chi non ha mai osservato le premiazioni di una olimpiade con la speranza che un giorno un figlio potesse essere lì, magari con la lacrima agli occhi. E’ naturale, è umano, ma non dimentichiamo mai che l’essere campioni di vita è una cosa molto più difficile, paradossalmente.E non si è mai troppo vecchi perché diventino, questa è la meraviglia di questo sport che pratichiamo attimo dopo attimo.

Lo sport incrementa le life skills

Secondo la definizione fornita dalla WHO (Divisione della salute mentale), le“life skills sono abilità/capacità che ci permettono di acquisire un comportamento versatile e positivo, grazie al quale possiamo affrontare efficacemente le richieste e le sfide della vita quotidiana.”

Quali sono le Life skills ?

1. Decision making (capacità di prendere decisioni);

2. Problem solving (capacità di risolvere i problemi);

a) Creatività;

b) Senso critico;

c) Comunicazione efficace;

d) Skills nelle relazioni interpersonali;

e) Autocoscienza;

f) Empatia;

g) Gestione delle emozioni;

h) Gestione dello stress.

E’ probabile che nessuna altra attività in fase evolutiva abbia la stessa possibilità di incrementare le abilità fondamentali per essere dei buoni essere umani. Noi genitori, educatori, allenatori abbiamo il dovere di far sì che questo non entri in antagonismo con i nostri limiti e le nostre attese. Un bambino ferito non riuscirà a prendere decisioni se non sbagliate, un adolescente umiliato non svilupperà una comunicazione efficace, una ragazza oberata di impegni difficilmente migliorerà la gestione delle emozioni…

IL NOSTRO EGO SI ESALTA ALL’IDEA DI AVERE UN FIGLIO “FENOMENO”

SINONIMI DI FENOMENO: CAMPIONE , MA ANCHE, ECCEZIONE, MAGO, MOSTRO.

Dal greco Phainomenon: cosa che appare . In una società dominata dall’apparenza la cosa a cui dovremmo ambire è la “normalità” della realtà. Desiderare un fenomeno significa appagare il nostro narcisismo, è naturale che il risultato non può essere altro che la disfatta . Sfido chiunque a ricordare il nome di almeno due atleti di Sparta (notoriamente erano dei fenomeni)

SIAMO INTRALCI O RISORSE PER I  NOSTRI FIGLI?

8 REGOLE D’ORO PER ESSERE UNA RISORSA DI VITA

1 – Sdrammatizzare e focalizzare l’attenzione sull’esperienza che i nostri ragazzi stanno vivendo

2 –  Incoraggiare con gesti  positivi e rassicuranti. MAI giudicare/criticare

3 – Allentare la propria tensione. Quando i bambini fanno sport non devono essere le nostre aspettative a scendere in gioco.

4 –  Mostriamoci contenti e condividiamo la gioia del successo e sorridiamo anche in caso di insuccesso: entrambe le situazioni sono un nuovo punto di partenza, una ottima occasione di crescita e miglioramento.

5  –  Non facciamo MAI sentire i nostri figli colpevoli

6 – Prima dello sport c’è sempre lo studio

7 –  Domandiamoci sempre se, il progredire agonisticamente nello sport sia un nostro desiderio o il loro

8 -Facciamo sentire sempre, ai nostri figli, sia che vincano sia che perdano, l’immenso amore che proviamo per loro

L’ALLENATORE

UN BUON TECNICO/STRATEGA   E/O  UN BUON EDUCATORE/FORMATORE

Qual è il ruolo dell’allenatore nella evoluzione dei ragazzi?

Egli deve essere:

  • il centro di unità e coesione per il gruppo,
  • rappresentare un modello,
  • creare uno stato d’animo sereno,
  • assumendosi il peso delle responsabilità,
  • occuparsi delle funzioni esecutive decidendo programma, sua attuazione e sua esecuzione, rappresentare il gruppo
  • tenere sotto controllo le relazioni interpersonali dei membri.

Deve inoltre:

  • Sviluppare il senso di appartenenza, attraverso l’utilizzo del pronome “noi”, per far si che allenatore e atleti si sentano una forza collettiva
  • Fissare obiettivi comuni, chiari, realistici e condivisi, poiché avere mete precise è fondamentale per la coesione del gruppo
  • Definire per ogni atleta un ruolo e specificarne mansioni e responsabilità, al fine di consentirgli di fare riferimento ad un codice di comportamento senza lasciare spazio ad interpretazioni arbitrarie
  • Utilizzare il rinforzo positivo ed evitare punizioni e sanzioni, che aumentano inutilmente la paura dell’errore: esse, infatti, riducono la motivazione, l’autostima e la possibilità di apprendimento, incutono timore e portano al rifiuto dell’allenatore
  • Favorire la partecipazione
  • Trattare tutti allo stesso modo, cioè valutare con gli stessi criteri senza favoritismi
  • Premiare i comportamenti altruistici e i sacrifici fatti dai singoli per il bene della squadra
  • Smorzare i comportamenti individualistici e trovare soluzioni tattico-tecniche per equilibrare i rapporti tra gli atleti
  • Promuovere occasioni per stare insieme anche al di fuori degli allenamenti e delle gare

POLARITA’ VINCENTE PERDENTE

IL DRAMMA DELLA NOSTRA EPOCA

Vogliono farci credere che vincere o perdere sia l’essenziale per poter vivere una vita soddisfacente, piena e felice.

In verità sono due parole sterili, dove c’è sempre un qualcuno che teme di perdere in futuro ed un altro che piange la sua sconfitta.

E’ una polarità che nega la relazione in quanto basa l’esistenza su di una “guerra”.

E’ una polarità che porta solo disagio e dolore, non fa crescere, in nessuno modo.

La psicologia sistemica ha legato a questa polarità molti disturbi che stanno dilagando nella società moderna:

  • Anoressia
  • Bulimia
  • Autolesionismo

Patologie che un tempo si diagnosticavano soprattutto sulle ragazze in età adolescenziale ora si rilevano casi di maschi e di bambini/e.

E’ chiaro che lo sport ha intrinseco in se questa polarità, sta a tutti noi far si che sia un obiettivo di crescita e non una ossessione.

Una foresta di sequoie non tende ai massimi, bensì agli ottimi. I suoi bisogni sono saziabili, e una quantità eccessiva di qualunque cosa le è perniciosa. Gregory Bateson