Perdere il treno

Di Giuseppina Tratta

Perdere il treno

Mi capita di osservare, spessissimo, nel mio mestiere, di persone sconfortate dai rimpianti per avere perso questo o quel treno.

Vi racconto un aneddoto che riguarda la mia bislacca vita.

Anni fa , in una ridente mattina di luglio persi il treno per Napoli: detta così non suona un granché come aneddoto però ve lo devo contestualizzare.

A luglio, ogni anno, io e l’altra metà della mela, il mio pazientissimo marito, festeggiamo il suo compleanno in questa o quella città dell’Europa. Di solito ci concediamo 4 giorni, è il mio regalo per lui[1].

Quell’anno la scelta ricadde su Napoli[2] , volevamo goderci il Cristo Velato, la pizza a portafoglio[3], le sfogliatelle e il sole.

Anziché l’aereo optammo per il treno, comodissimo, che partiva da Brescia alle 6.30.

Tutto calcolato, parcheggio, metropolitana, stazione, treno.

Se non fosse per quella paura che qualche giorno prima cominciò ad insinuarsi: “Oddio se perdo il treno”.

Dovete sapere che, ogni volta che avete paura, la vita vi mostra la sua generosità facendo accadere esattamente quello che temete per dimostrarvi che, in realtà non morite, in modo che nel futuro non abbiate più a temere per quella cosa.

Dovrei fare una chiacchierata con la VITA per dirle che questo modo di essere generosi è pochissimo compreso dagli umani.

Cosi misi la sveglia ma calcolai male i tempi della metropolitana e arrivammo in stazione giusto in tempo per vedere Italo[4] che lentamente se ne andava.

Sono riuscita persino a toccarlo sussultando mestamente un patetico “no no no no”.

Sarete d’accordo che trattandosi di una vacanzina di 4 giorni e vivendo nella bassa bresciana l’opportunità di salvare la vacanza era piuttosto vacua.

Ma la vita è stata molto generosa con me e mi ha insegnato molte cose, una tra tutte è quella che i rimpianti sono compagni di viaggio sgradevolissimi.

Così, armata di trolley e marito innervosito al seguito sono entrata in biglietteria, dove ho scoperto che non potevo sostituire il biglietto (la stupidità ahimè non paga), ho fatto la coda, ho spiegato la mia triste storia all’omino della cassa, ho preso due nuovi biglietti e con un laborioso cambio treno a Verona sono riuscita ad arrivare a Napoli con solo 2 ore di ritardo.

Un sogno. Amo questa città come poche, con la sua energia le sue contraddizioni e la sua bellezza un po’ sgualcita.

Ho perso il treno e l’ho ripreso.

Quante volte passiamo la vita a rimpiangere un treno che abbiamo perso? I treni sono solo lì da prendere, dobbiamo zittire rabbia e paura, spegnere il giudizio, rinunciare al lamento e prenderli.

A costo di pagare un biglietto più alto.

A costo di faticare un po’ di più.

Purtroppo dobbiamo rinunciare a piangerci addosso…ma è una rinuncia che ha un sapore buonissimo.

Non è detto che nella vita sia necessario scegliere tra rimorsi e rimpianti, ce l’hanno venduta così ma è una grandissima fregnaccia.

Nella vita possiamo scegliere tra RIMPIANTI, RIMORSI, o ASSUMERCI LA RESPONSABILITA’ di diventare adulti ed agire in virtù di quello che è più adatto per noi.

E’ un modo comodissimo di vivere, a volte bizzarro e spesso incompreso ma di certo molto molto autentico.

Piangere sopra un male passato è il mezzo più sicuro per attirarsi nuovi mali. Quando la fortuna toglie ciò che non può essere conservato, bisogna avere pazienza: essa muta in burla la sua offesa.”  – William Shakespeare

[1] E voi direte FUUURBBAAAAAA… eh si, annoi di psicologia mi hanno reso furbissima, i vantaggi del mestiere.

[2] Che da allora è di certo una delle città che amo di più in assoluto.

[3] Che prorpio non riuscivo a capire come fosse fatta.

[4] Che non è il marito della mia migliore amica ma un treno.