1: Nati per essere viziosi

Di Giuseppina Tratta

Nati per essere viziosi : L’Ira

L’ira è il più riconoscibile dei peccati. E’ un’esplosione incontenibile che viene scatenata quando per troppe volte o su cose troppo vitali ci viene detto di no. L’ira è una tempesta che si scatena alla superficie del nostro essere, accesa però da sommovimenti profondi di cui raramente siamo consapevoli. Quale sia esattamente la colpa dell’ira è difficile dire: a volte è fragilità, debolezza, troppa sensibilità o un sentore oscuro di una impotenza radicale, che ci divora dall’interno. A volte è disperazione, desolazione, frustrazione a cui lasciamo l’anima in pasto. E la pena dell’ira è il compimento di ciò che essa oscuramente brama. (Interpretazione del Doctor Faustus di Marlowe)

Per parlare dell’ira e della rabbia, dei gesti irrazionali e dell’aggressività da un punto di vista biologico, bisogna tutto sommato parlare di emotività in generale. Proprio così, il vizio è tutto qui, è solo il difficile controllo delle proprie emozioni. Quando un gatto vede un cane o un topo diventa aggressivo in due modi diversi; nel primo, il cosiddetto “attacco emotivo”, l’animale mette in atto tutta una sede di comportamenti rabbiosi, spalancando le fauci, sibilando, con la coda tesa e il pelo ritto, ma di solito non morde, a meno che il nemico a sua volta non decida di attaccare. Nel secondo tipo d’attacco, il cosiddetto “attacco tranquillo”, i felini (e molti altri animali) non fanno alcun rumore, tengono la bocca chiusa, avanzano con passo felpato, sino a una distanza dalla quale sono certi di potere sferrare un’offensiva mortale e allora attaccano .Secondo Konrad Lorenz, proprio «il sapere che la pulsione aggressiva è un vero istinto indirizzato prima di tutto alla conservazione della specie ce ne lascia riconoscere tutta la sua pericolosità».

Sembra quasi che si possa distinguere il comportamento predatorio, che pure è sicuramente aggressivo ma senza componenti emotive, da un atteggiarsi in maniera aggressiva in cui la maggior parte delle componenti espressive sono dimostrate in tutta la loro forza, senza un reale intento di nuocere.  A ben guardare, vi è un’altra differenza che sembra fondamentale, gli attacchi emotivi sono dimostrativi, difensivi e, di solito, rivolti alla sopravvivenza del singolo e alla conservazione della prole, mentre gli attacchi silenziosi sono ben poco dimostrativi e, per lo più, offensivi. Il cervello può, anche in piena autonomia rispetto all’ambiente che lo circonda, generare questi due tipi di attacchi e le correlate sindromi comportamentali. Nell’uomo, però, le espressioni emotive richiedono una notevole coordinazione, sconosciuta in qualunque altra specie del regno animale.

In Questiones disputatae, San Tommaso sostiene che esistono tre tipi d’ira: un’ira che risiede nel cuore (ira cordis), l’ira che si esprime con le parole (ira locutionis) l’ira che si traduce in azione (ira actionis).

L’ira non è l’aggressività, che al pari della sessualità è una pulsione assolutamente fondamentale per la conservazione dell’individuo e della specie. L’ira è un sentimento mentale ed emotivo di conflitto con il mondo esterno o con se stessi che controlliamo poco e maneggiamo peggio perché, in preda all’ira, non siamo più padroni delle nostre azioni. Per questa sua componente irrazionale, l’ira, come ci ricorda Aristotele, non è da confondere con l’odio, che può raggiungere i suoi scopi distruttivi solo percorrendo rigorosamente le vie della razionalità.

Se il linguaggio riproduce fedelmente le emozioni originarie, quel che risulta da queste espressioni abituali è che l’ira è percepita come qualcosa d’altro da noi, che può impossessarsi di noi, facendoci perdere la capacità di controllo e l’uso della ragione. C’è dunque nella considerazione che abbiamo dell’ira qualcosa di significativamente immorale, nel senso che ciascuno di noi si identifica con la parte razionale e ben educata di sé e rifiuta di riconoscere come propria la parte passionale, della cui attivazione è sempre responsabile l’altro.

L’ira, coinvolgendo l’emozione, è sempre più convincente di qualsiasi discorso e, se espressa come dice Aristotele: “al momento giusto, nel modo giusto, con la persona giusta”, consente talvolta di ottenere quel che si chiede e di rafforzare la propria autostima. Ma per questo ci vuole la “giusta misura”, proprio quella virtù che l’ira tende a mandare in frantumi.

Adirarsi è facile, ne sono tutti capaci, ma non è assolutamente facile, e soprattutto non è da tutti adirarsi con la persona giusta, nella misura giusta, nel modo giusto, nel momento giusto e per la giusta causa.

ARISTOTELE, Etica a Nicomaco, 1109 a.